Dei 13 milioni di bambini che ogni anno, nel mondo, sono vittime della tratta, la maggior parte sembra provenire proprio dall’India. Si tratta di stime statistiche, perché tipicamente questi minori non hanno certificato di nascita e dunque “non esistono” agli occhi della società. È certo, però, che ogni giorno migliaia di bambini soli, fuggiti da abusi, violenze e povertà oppure rapiti o che semplicemente si sono persi, sono a rischio di essere coinvolti in questo traffico di esseri umani. Piccoli che scappano dalla loro famiglia, da villaggi anche molto lontani, in altri Paesi, per paura o miseria, o che ne sono allontanati a forza e vengono attratti a Calcutta dalle grandi stazioni ferroviarie e dai quartieri più malfamati. Vi giungono in cerca di salvezza, con il desiderio di avventura, di una vita migliore, ma finiscono per vivere tra rotaie e banchine storditi dalle droghe più economiche e quindi più devastanti, per essere rapiti, violentati, forzati alla prostituzione, al lavoro minorile, alla vera e propria schiavitù.

Il nostro obiettivo è quello di fermarli per tempo e prestare loro soccorso e protezione, ma anche di rintracciarli quando sono già nei bordelli o invisibili nelle stazioni. Abbiamo così attivato una squadra specializzata e dedicata di operatori che presidiano i luoghi più ad alto rischio della città (nella sola stazione di Sealdah transitano 2 milioni di persone al giorno) per individuare i piccoli prima che sia troppo tardi. Abbiamo, negli anni, ristrutturato delle case perché fungano da rifugi d’emergenza dove proteggere in prima battuta questi bambini e ci dedichiamo da tempo all’ambizioso progetto del ricongiungimento, per riportarli, quando possibile, nell’affetto della loro famiglia.

 

BAMBINI INVISIBILI DELLE STAZIONI

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